Il confine dall’antichità al medioevo

L’importanza storica e militare della media Valle del Liri è direttamente connessa alla secolare presenza di un confine territoriale rimasto pressoché invariato dall’età antica fino all’epoca moderna. Da tempi remoti la conformazione del territorio e le sue peculiarità erano fattori di primaria importanza nella demarcazione dei domini e delle aree di influenza dei popoli. Il corso del fiume Liri, il maggiore della zona per larghezza e portata, ha in tal senso rappresentato la delimitazione naturale del territorio. Risale all’età antica la prima divisione territoriale di quest’area geografica; con il trattato del 354 a.C. i romani e i sanniti stabilirono le rispettive aree di influenza: i primi alla destra del Liri, i secondi alla sinistra. La successiva occupazione romana del pianoro di Opi e la fondazione di Fregellae rappresentarono il casus belli che riaccese il conflitto tra romani e sanniti. Con la conquista dell’intera penisola da parte di Roma il fiume Liri perde la funzione di confine territoriale per poi riacquisirla in epoca altomedievale. Allorché nel 702 d.c. Gisulfo Duca di Benevento conquistò Sora, Arpino e Arce, il confine tra i domini longobardi e i possedimenti bizantini del ducato di Roma venne ricondotto al fiume Liri. Risale a quest’epoca la nascita di quella linea di frontiera che durò ininterrottamente per quasi 1200 anni.

La viabilità medievale

La viabilità dei territori del Regno prossimi al confine con lo Stato della Chiesa, vedeva ancora in uso il tracciato dell’antica via Latina: per molti tratti rimasto funzionale all’assetto insediativo medievale. A questa arteria, superato il ponte di Ceprano, si innestava una via che con direzione nord-ovest proseguiva verso Arce e Sora. La via Latina invece proseguiva in direzione sud-est e risalito il fianco dell’altipiano di Opi giungeva al trivio esistente in prossimità del confine; di qui un tracciato viario conduceva a Arce mentre l’antica via, attraversato l’altipiano di Opi, oltrepassava Isoletta e proseguiva verso Aquino. Nel gennaio del 1266 Carlo d’Angiò invase il Regno e accompagnato da un legato pontificio giunto al trivio, in prossimità del confine, ricevette la seguente benedizione: “Va, o re; da qui in poi è il tuo Regno”.

Dall’ invasione dei “clavisegnati” all‘assoluzione di Federico II di Svevia

Il secolare contrasto tra i regnanti che sedevano sul trono di Sicilia e il papato raggiunse l’apice in epoca sveva, coinvolgendo il territorio della media Valle del Liri. Il castello di Insula Pontis Solarato (questo il nome di Isoletta nel medioevo), difeso da Atenolfo Balzano, venne preso con la forza il 18 gennaio 1229 dalle truppe pontificie “clavisegnate”, intente ad invadere il Regno di Sicilia negli anni che videro lo scomunicato Federico II di Svevia impegnato nella crociata in Terra Santa. Un contingente degli invasori si diresse verso Arce per prenderne il castello: l’attacco fu respinto dal locale presidio agli ordini del castellano Rao de Azia. La reazione non si fece attendere e nell’aprile dello stesso anno Stefano di Anglona, giustiziere di Terra di Lavoro riconquistò l’Isola di Ponte Solarato. Con l’inatteso ritorno dell’imperatore nel giugno del 1229 furono avviate le trattative per giungere a una pace con il Papa. Il 28 agosto 1230 nella cappella di S. Giusta ad Isoletta, Giovanni vescovo di Sabina assolse Federico II dalla scomunica. La cappella medievale di S. Giusta sorgeva sull’altipiano di Opi nei pressi del confine. Nel XVII secolo versava in condizione di rudere, dai quali si evinceva la pianta rettangolare e la posizione parallela all’antica via Latina. Ricoperta con un tetto a spioventi presentava due piccole finestre sulla parete rivolta a occidente, il campanile era posto sul tetto mentre sulla facciata, rivolta sud, vi era l’ingresso e un’apertura tonda in mezzo al timpano.

“La civitas nova ad flagellum hostium” La fondazione di Citta Nova o Flagella

Nel corso degli anni ‘30 del XIII secolo l’imperatore avviò un’opera di ristrutturazione militare del Regno, rivolgendo particolare attenzione alle fortezze e ai passi di confine. I contrasti con il papa si riaccesero nel 1239, anno in cui fu emessa la seconda scomunica. In previsione di uno scontro militare, nel giugno del 1240 il sovrano si accampò con le sue truppe presso l’Insula Pontis Solarati (Isoletta), dalla quale si preparava ad invadere la campagna romana. L’anno successivo la morte del papa Gregorio IX mise temporaneamente fine alle ostilità. Il cronista Riccardo da S. Germano riferisce che nell’anno 1242 Federico II ordinò la costruzione di una città fortificata sul pianoro di Opi. La città chiamata Città Nova o Flagella (evidente riferimento all’antica Fregellae) fu abitata da uomini di Isoletta, S. Giovanni Incarico e Pastena. La costruzione della cittadella fortificata si rese necessaria al rafforzamento del tratto del confine che si era mostrato più debole: quello posto di fronte al passo di Ceprano. Il luogo scelto era nei pressi di un trivio e a ridosso del confine indicato dalla “colonnella”: il punto di massima elevazione dell’altipiano. Nel mese di maggio del 1243 con i lavori di fortificazione terminati, Federico con un esercito si portò a Flagella, pronto ad invadere lo Stato romano. La città mantenne la sua funzione fino alla morte del sovrano (1250) e dové trovare la sua fine durante il regno di Manfredi; negli anni tra il 1254 e il 1256, infatti, a causa delle ribellioni interne il re concesse al Papa il vicariato di Terra di Lavoro, probabilmente durante questi due anni il pontefice fece distruggere la strategica fortificazione. Lo storico Giovanni Colasanti che studiò questo territorio nel primo decennio del ‘900, riferisce di aver rinvenuto diverse tracce archeologiche della Città Nova. Fino all’epoca moderna è sopravvissuto il toponimo “fosso di Roccaforte”, a indicare l’avvallamento a est dell’altipiano di Opi; non essendovi riferimenti ad altre fortificazioni nei suddetti luoghi, si può ritenere che il termine roccaforte indicasse il sito della Città Nova.

Bibliografia
S. Pietrobono, Per la topografia della contea di Aquinum e dei feudi aquinati: la viabilità medievale tra Arce e Aquinum. Problemi metodologici e prospettive di ricerca, in Suavis Terra, Inexpugnabile Castrum, Arce 2007
F. Corradini, …di Arce in Terra di Lavoro, 2004
G. Colasanti, Il passo di Ceprano sotto gli ultimi Hohenstaufen, Ristampa anastatica, Ceprano 2003
P. Cayro, Storia sacra e profana d’Aquino e sua diocesi, libro I, Napoli 1808 (ristampa anastatica, Pontecorvo 1981)
G. Sacchetti, Storia e cronaca di Isoletta, Borgo S. Dalmazzo, 1957