I cippi di confine

Con il Trattato del 26 Settembre 1840 il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio concludevano definitivamente la secolare vicenda dei confini territoriali. Il confine tra i due stati percorreva trasversalmente la penisola italiana, dalla costa tirrenica alla costa adriatica. “La linea di confine doveva essere indicata da segni naturali quali fiumi, fossi, valli e da termini artificiali recanti lo stemma reale nella parte che guarda il regno e lo stemma pontificio dall’altra.” 686 termini artificiali (colonnette o cippi lapidei) e numerati dal n.1 al 649/B. La discrasia tra i due numeri era dovuta al fatto che dopo la messa in opera dei cippi si ritenne opportuno aggiungerne degli altri ma poiché oramai la numerazione era stata stabilita, si attribuì a quello intermedio il numero del precedente con l’aggiunta della lettera.
Le colonnette erano per lo più realizzati in loco, furono dislocati in ordine crescente dalla costa tirrenica (il cippo n.1 tra Terracina e Fondi) fino al Tronto (il cippo 649). L’intera linea di confine misuravo 186 miglia napoletane: circa 300 Km. Nella valle del Liri, in parte era l’omonimo fiume a indicare l’andamento del confine: in tali circostanze non venivano poste colonnette in pietra in quanto la demarcazione era naturale. Arce era uno dei Comuni dell’antica provincia di Terra di Lavoro posto al confine settentrionale del Regno; oltre la frontiera, la “papalina” Ceprano. In questo tratto la linea del confine non coincideva con il corso del Liri ma, compiuta una deviazione nel territorio a sinistra del fiume, creava un’ansa di circa 5 Km per poi incrociare nuovamente il corso del fiume Liri nei pressi di Isoletta. Lungo tale tratto furono dislocati i termini artificiali o cippi: 14 colonnette poste sequenzialmente dal numero 138 al numero 150.

Bibliografia
F. Corradini, …di Arce in Terra di Lavoro, Arce 2004
A.T. D’Arpino – A. Farinelli, Testimoni di pietra, Ed. Aleph, Luco dei Marsi, 2000